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Non esageriamo con la tecnologia

Qualche giorno fa mi sono imbattutto sul video riportato sopra, la cui fonte è Repubblica.it.

Io sono un appassionato di tecnologia da quando ero un fanciullo di 7-8 anni, e penso che quello che può realmente aiutare un bambino è comprendere la logica con cui si comporta e si comanda un elaboratore elettronico, insieme l'informatica (la scienza, da non confondere con la ridicolaggine stile ECDL, che sarà anche utile ma è tutt'altra roba), con cui oggi può essere tranquillamente assimilato qualsiasi mezzo che abbiamo tra le mani. La logica e l'informatica sono importanti aspetti matematici che saranno sempre più importanti nella vita moderna, che ci potranno e ci stanno già semplificando più o meno la vita.

Di questo uso passivo e "bovino" della tecnologia, soprattutto da parte dei neonati, se ne può e se ne deve fare a meno: non aiuta affatto l'apprendimento dei bambini, anzi lo altera. E penso che il motivo sia perché in questa maniera le loro prime esperienze nascono in un ambiente virtuale anziché in quello reale: noi adulti finora siamo cresciuti nella realtà percependo il virtuale come una riproduzione simulata (e quindi approssimata, semplificata) della realtà; se le nuove generazioni fin da neonati cresceranno in un ambiente virtuale, come vedranno la realtà? La realtà non è MAI (scientificamente parlando) una riproduzione simulata del virtuale.

Per cui - per il bene dell'umanità - non esageriamo con la tecnologia.

Lavori, per tutti ma non per chiunque

Qualche giorno fa è morto Steve Jobs, il fondatore di aziende come Apple e NeXT e amministratore delegato di Pixar (in origine costola di LucasFilm di George Lucas). E improvvisamente la massa viene acculturata su questo personaggio, altrimenti relegato alle solite pagine di riviste e giornali dedicate alla tecnologia. Onestamente me ne stupisco qui in Italia, dove alla tecnologia o al mondo dei nuovi media non solo viene dedicato poco spazio, ma quando se ne parla ne vengono spesso citati solo i misfatti. Perché questa volta invece si decantano le lodi per questo uomo? Sicuramente perché ha influenzato la società, su questo non ci sono dubbi: quante volte ci si è imbattuti nella scena seguente?

- Ho comprato un lettore MP3 della <marca_qualsiasi_ma_non_apple>. - Ah, hai preso un iPod.

Le trovate della Apple - il Macintosh (probabilmente la declinazione di Personal Computer più vicina a quella che conosciamo oggi) e i vari iQualcosa - hanno veramente dato una svolta ad una società che vedeva la tecnologia come qualcosa dedicato solamente ai professionisti e ai nerd, rendendo le cose maledettamente facili e belle. In breve la parola magica è immediatezza: sia nelle forme dei suoi device (immediatamente belle e accattivanti), sia dei suoi sistemi operativi (Macintosh e Mac OS X prima e iOS poi), sia nella comunicazione (immediatamente comprensibile anche ai novizi, ed anche ironici nella serie Mac vs PC).

Ma per quanto riguarda il sottoscritto, la genialità di Steve Jobs finisce qui. Per me non è stato un guru, un "Leonardo Da Vinci" contemporaneo come hanno scritto in tantissimi, e il gioco delle tre mele (quella di Eva, quella di Newton e quella di Jobs) e quant'altro. Faccio mio lo slogan dei primi iMac: think different. Sì, perché io penso proprio in maniera differente. Io penso che sia stato un grandissimo innovatore del mercato tecnologico, con uno spiccato senso del marketing e che indubbiamente ha fatto un lavoro migliore - alla lunga - di Bill Gates e della Microsoft: tecnicamente non ci voleva gran ché, ma per quanto riguarda tutto il resto del lavoro in termini di marketing, appeal, pubblicità e quant'altro sta alla base della buona riuscita di un prodotto commerciale, sotto la sua direzione la Apple ha fatto un lavoro titanico. Questo gli va onestamente riconosciuto.

Ma quando si dice che ha cambiato il nostro mondo e tutte le altre menate che la televisione ci sta buttando addosso, mi sento urticare dietro la schiena. Soprattutto quando a condurre queste trasmissioni sono personaggi - giornalisti del servizio pubblico su cui non metto in dubbio la professionalità, ma che quando parlano di tecnologia è meglio che lascino parlare qualcun altro - che dicono che "grazie a lui abbiamo un modo di comunicare con il mondo e con ognuno di noi che altrimenti non ci sarebbe stato" e che "senza Steve Jobs non avremmo il mouse"1, oppure che "Amazon dovrebbe ringraziare Steve Jobs, perché senza gli strumenti usciti dal suo genio creativo non esisterebbe" o ancora che grazie a lui abbiamo il cambiamento sociale che ha portato alla primavera araba2, penso che siamo veramente al frullatore della conoscenza, dove possiamo dire tutto e il contrario di tutto. Se a scuola mi chiedessero "Chi ha inventato l'automobile?" e io gli rispondessi "Henry Ford" non penso che prenderei un bel voto... Tutte le eccezionali cose decantate sopra infatti si devono a ricercatori universitari, a liberi imprenditori e all'intera umanità - noi stessi - della Rete, che può esistere grazie a persone che hanno lasciato libero e collaborativo lo sviluppo di essa, non di certo a Jobs.

E ancora - come soleva dire spesso Jobs nei suoi quasi messianici Keynote - there's one more thing, c'è un'altra cosa. Ma per questa lascio la parola a Richard M. Stallman, il VERO filosofo dell'informatica, riportando quanto ha scritto sul suo sito web:

Steve Jobs, the pioneer of the computer as a jail made cool, designed to sever fools from their freedom, has died. As Chicago Mayor Harold Washington said of the corrupt former Mayor Daley, "I'm not glad he's dead, but I'm glad he's gone." Nobody deserves to have to die - not Jobs, not Mr. Bill, not even people guilty of bigger evils than theirs. But we all deserve the end of Jobs' malign influence on people's computing. Unfortunately, that influence continues despite his absence. We can only hope his successors, as they attempt to carry on his legacy, will be less effective. Verbatim copying and redistribution of this entire page are permitted provided this notice is preserved. Steve Jobs, il pioniere del computer come una prigione dorata, progettata per separare gli sciocchi dalla loro libertà, è morto. Come disse il sindaco di Chicago Harold Washington dell'ex sindaco corrotto Daley, "Non sono contento che sia morto, ma sono contento che se ne sia andato." Nessuno merita di dover morire - né Jobs, né Mr. Bill, neanche le persone colpevoli di mali peggiori di loro. Ma noi tutti meritiamo la fine dell'influenza maligna di Jobs nell'informatica di massa. Sfortunatamente, quest'influenza continua nonostante la sua assenza. Possiamo solo sperare che i suoi successori, nel tentativo di portare avanti la sua eredità, siano meno efficaci. La copia letterale e la ridistribuzione di questa intera pagina sono consentiti a condizione che questa nota sia riprodotta.

Si può essere d'accordo che il padre del Software Libero, il fondatore della Free Software Foundation, abbia palesemente esagerato. Ma mica poi più di tanto. Per il sottoscritto, che cerca di vedere - per quanto possibile - l'eticità delle cose, è alquanto giusto ricordare quanto sia poco libero il mondo Apple. Perché quello che Jobs è riuscito a creare è un ecosistema tecnologico: un mondo tutto fatto di mela, dal computer iMac e Macbook, all'iPod, all'Apple TV, all'iPhone, all'iPad fino all'iCloud. In questo è stato sicuramente il maestro, battendo Microsoft (scoperta sul lato mobile) e Google (scoperta sul lato hardware). Un ecosistema tuttavia chiuso, chiusissimo, fortemente dipendente da quanto viene venduto nel suo App Store, o meglio da quanto un'applicazione rispetti le regole di Apple per poter entrare nel suo negozio. Un esempio forse eclatante è il caso di Phone Story, la app che è stata rimossa perché "rappresentava violenza e abuso di bambini" e "mostrava contenuti crudi"; peccato che quel gioco mostrasse i lati oscuri della produzione degli stessi iPhone e di altri smartphone, "dagli orrori legati all'estrazione delle materie prime in Africa" (il Coltan in Congo, ad esempio) "alle condizioni di lavoro degli operai delle fabbriche di assemblaggio in Cina", fino all'e-waste in Pakistan (fonte). Mi viene sempre di più da dire che il mondo Apple è "solo fumo agli occhi", e oltre la nebbia cosa rimane? Rimane una società imbrigliata ad un mondo chiuso dalle app, dove "c'è tutto quello che ti serve", secondo la Apple ovviamente. Perché ad esempio un utilissimo programma libero come VLC media player è stato gentilmente rimosso, mettendo in luce tutta la differenza fra l'EULA dell'App Store e la GNU GPL (fonte). Questioni di licenze d'uso, per qualcuno finezze, ma se una licenza libera (come la GNU GPL) non può entrare nell'App Store, allora il mondo Apple non si può dire aperto. E allora non è tanto differente dal così nemico emisfero Microsoft, che continua a proporre un mondo dove il codice sorgente è chiuso, e dove quindi non sappiamo come sono fatti e soprattutto cosa esattamente fanno i sistemi operativi: è stato per caso che qualcuno ha scoperto che gli iPhone inviavano di continuo ad Apple la loro posizione geografica, insomma che ci stavano monitorando (alla faccia dello spot della Apple per il Macintosh, dove abbattevano il mondo orwelliano di 1984). Possiamo dire che era una svista, ma se tutto il software fosse libero questa svista sarebbe stata corretta in pochissimo tempo da chiunque, mentre Apple lo ha fatto solo quando ha ritenuto il momento di farlo.

Questo è il mondo che mi rifiuto di vivere, per questo per me Steve Jobs non è stato un guru, semplicemente è stato un grande imprenditore e innovatore. Ma forse è per questo che ce lo propongono come esempio di vita: il classico self made man. La classica visione individualista.

Alla faccia della generazione social...

Note

1. Nelle fasi iniziali di "Jobs, l'uomo che sussurrava al futuro" della puntata speciale di Agorà di giovedì 06/10/2011 (richiede Silverlight, o Moonlight su sistemi GNU/Linux). Torna su 2. Nel servizio "Tributo a Steve Jobs" della puntata di Unomattina di venerdì 07/10/2011 (richiede Silverlight, o Moonlight su sistemi GNU/Linux). Da notare che la musica utilizzata nel servizio di Giovanna Botteri è "Solar Sailer" dei Daft Punk, tratto dalla SoundTrack di TRON:Legacy 🙂 Torna su

Update: sono riuscito a trovare questa fonte, in cui verrebbe spiegato il perché del paragone fra Steve Jobs e Richard J. Daley che Stallman presenta. Secondo l'articolo, Daley era un politico mai direttamente  condannato, ma che tuttavia guidava un establishment di amministratori corrotti dal crimine organizzato. È doveroso sottolinearlo per comprendere il parallelo effettuato da Stallman tra Daley e Jobs. È difficile dissentire, se si considera Jobs il simbolo di Apple negli ultimi vent’anni. In sostanza penso che più che con Jobs, Stallman ce l'abbia con Apple, ma siccome la Apple è incarnata dalla figura di Jobs...

Arriva Balthasar

Dopo 8 anni di onorato servizio, ecco che Melchior piano piano esce di scena. Ormai le sue potenzialità stavano diventando sempre più insufficienti, senza contare che inspiegabilmente (oppure no?) la partizione di Windows XP soffriva cronicamente di rallentamenti ingestibili (al limite del crash di sistema) che portavano nel 100% dei casi al reset del PC. Certo potevo reinstallare tutto, ma non ne avevo proprio il tempo e la voglia visto che comunque il PC era insufficiente per due utilizzi per cui ho il pallino: le macchine virtuali e le simulazioni automobilistiche. Nel tempo ho aggiornato alcuni pezzi di Melchior finché ho potuto (aggiunte spesso condivise in questo blog), ma oramai il collo di bottiglia era diventato il microprocessore, un AMD AthlonXP 1250 che ormai faticava a caricare un video di YouTube. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato vedersi regalare F1 2010 - il videogioco ufficiale della Formula 1 - e non poterlo utilizzare né su Melchior né su Arael (il mio notebook) perché la scheda video che montavano non rispondeva ai requisiti minimi di sistema dei videogiochi moderni. Fra l'altro fu sempre la Formula 1 (ma allora fu Grand Prix 4) a portarmi all'acquisto di Melchior... Il nuovo PC - acquistato presso Computer House, a pochi passi da casa mia - non è un supercomputer, ma penso risulti un buon compromesso fra prestazioni e portafoglio, che montava già tutto quanto cercavo da un po' di tempo, almeno nella configurazione base del PC che avevo in mente. Questo nuovo compagno di avventure non poteva non ereditare la nomìa del predecessore, e quindi è stato battezzato come Balthasar, il secondo dei tre supercomputer che formano il MAGI System, uno dei pilastri non solo dell'agenzia speciale NERV, ma della gestione ed amministrazione della città fortificata di Neo Tokyo-3 nel mondo immaginario di Neon Genesis Evangelion. Balthasar monta un microprocessore Tri Core della AMD da 3.1GHz (AMD AthlonII X3 445) su una scheda madre Sapphire (PI-AM3RS760G) con scheda audio (Realtek ALC662) e video (ATI Radeon 3000 da max 512MB mutuati dalla RAM di sistema) integrata. La soluzione della scheda video integrata non è certamente una soluzione molto performante, ma per gli usi a cui finora sono abituato (anche di gaming) mi garantisce comunque i risultati che mi bastano, senza contare che il chipset AMD 760G dà la possibilità di upgrade futuri grazie alle funzionalità Hybrid Graphics, nel caso voglia aggiungere successivamente una scheda video discreta (ovviamente AMD/ATI). La RAM è composta da due banchi Transcend DDR3 1333 MHz da 2GB, il masterizzatore DVD SuperMultiDrive è un LG GH22NS50 e l'Hard Disk è un Western Digital da 1TB a 7200rpm e 64MB di cache. Tutto è contenuto in un cabinet della Nilox con alimentatore da 500W. Da Melchior ho mutuato la scheda PCI che aggiunge a Balthasar due porte FireWire standard e una i.Link (per la videocamera), la tastiera e il mouse. Ho effettuato invece un cambio di monitor: oramai abituato al formato Wide fra televisori e notebook, continuare a lavorare con un classico LCD da 15" con 8 anni di vita mi sembrava alquanto scomodo, anche perché cominciava a mostrare un po' i segni del tempo. Così ho approfittato della presenza in negozio di un monitor PackardBell Viseo 200T Touch Edition da 20" Wide di seconda mano, utilizzato solo per pochi mesi e ancora in garanzia, che ho comprato per € 100. Inoltre ho deciso di rendere indipendente Balthasar dalle bizze della rete Wi-Fi, vista anche sua la posizione infelice rispetto al router casalingo; così ho acquistato una coppia di adattatori per reti PowerLine della ASUS (ASUS PL-X31M), in modo da usufruire della rete elettrica per trasportare il segnale di rete dal router al PC, con un notevole miglioramento delle prestazioni della rete stessa. Il tutto (monitor incluso) per la cifra di € 500. Su Balthasar ho installato Microsoft Windows 7 Professional SP1 (principalmente per i software ad uso accademico e i giochi proprietari) e Ubuntu GNU/Linux 11.04 Natty Narwal, entrambe nell'edizione a 64bit, anche se questa volta sono stato tentato di provare altre strade che vorrei intraprendere da un po' di anni, come Debian o Arch. Soluzioni che comunque conto di provare su macchine virtuali, ora che finalmente il processore Tri Core monta il set di istruzioni AMD-V dedicate per la virtualizzazione e VirtualBox va alla grandissima. La cosa che mi ha stupito è che Windows con 7 ha fatto un prodotto finalmente accettabile e che tutto sommato apprezzo, e che l'installazione di Ubuntu è stata facile e molto più rapida di Windows 7, ma che soprattutto ha riconosciuto e reso funzionante da subito tutte le periferiche, anche la funzione touchscreen del monitor, mentre in Windows non funzionava l'audio e ho dovuto cercare i driver appositi. Questo per chi crede che Linux sia difficile da installare 🙂 Ora ho tra le mani un calcolatore pronto a macinare kilometri di piste virtuali (con ogni mezzo a disposizione) e sistemi operativi da provare, in attesa di installare anche qui emulatori di altre macchine come DOSBox e MAME. Sperando che Balthasar abbia lunga vita come il suo predecessore. A proposito, che fine farà Melchior? Non lo so ancora: il mio desidero sarebbe fare una bella, sana e civile operazione di trashware, ovvero rimetterlo in sesto, installare una distribuzione GNU/Linux (occhio alla leggerezza) e donarlo a qualche scuola, ma potrebbe prendere anche altre strade ancora tutte da vagliare. Male che vada me lo tengo io e lo utilizzo come server domestico, cosa su cui vorrei lavorare ed imparare un po' di nozioni 🙂

Le “novità” di Mac OS X Lion

Oggi ho letto questo post di pollycoke sulle novità che Steve Jobs ha illustrato in merito alla prossima versione di Mac OS X Lion. Non sapevo neanche di questo evento, e sono rimasto a dir poco sorpreso dalle "novità" illustrate da Apple, e che prontamente la stampa ha declamato - in preda ad un'ipnosi collettiva - come qualcosa di innovativo, di mai visto prima. Di cose mai viste prime sicuramente si tratta, ma ahimè solo per chi ha avuto modo di conoscere solamente il mondo Mac. Buona parte delle nuove funzionalità di Lion - che sarà disponibile la prossima estate - sono già disponibili (alcune da tempo) su Ubuntu. Qualche esempio? Il Mac Store ricorda casualmente l'Ubuntu Software Center, presente nella distribuzione GNU/Linux più popolare da ormai un anno; il nuovo Launchpad non è altro che il nuovo lanciatore di applicazioni dell'interfaccia per Netbook (Unity) dell'ultima versione di Ubuntu; Mission Control è qualcosa di simile a GNOME Shell già visto in GNOME 3 (ancora in sviluppo) e comunque già visibile nel già citato Unity; FaceTime non è altro che videochiamare con una Webcam (altro che novità). Senza considerare che Launchpad è un marchio già usato da almeno un paio d'anni da Canonical - la società che sponsorizza Ubuntu - come piattaforma online di sviluppo collaborativo. Se Apple utilizza idee provenienti dal mondo Free Software vuole dire che tali idee sono buone, anche per il mondo commerciale. La cosa che mi irrita è come queste per molti siano novità. Guardatevi in giro: non ci sarà bisogno di pagare fantastiliardi per avere tutto quello sul vostro computer, lo potete già avere al prezzo di un CD.

Microsoft cede a WordPress (!)

In seguito alla annunciata chiusura di Windows Live Spaces, comunico che ho deciso di eliminare il mio Windows Live Spaces, che scompare anche dai miei contatti. Una decisione non molto dolorosa da parte mia: tanto non lo usavo (era semplicemente un rimando a questo blog, sia attraverso l'unico post presente, sia attraverso i feed RSS del mio Blog e dei miei album su Picasa Web (che presto conto di importare qui). Probabilmente l'unico contenuto "inedito" era una semplice raccolta degli ultimi libri letti. Probabilmente sarà meno dolorosa per quanto riguarda Microsoft: non penso che il servizio Live Spaces abbia sfondato - come ad esempio ha fatto il protocollo di chat MSN, tanto per fare paragoni interni - tuttavia penso che chiudere un servizio sia un dispiacere per chiunque, specie qui nel web dove alcuni servizi - anche se inusati - sembrano quasi eterni. La notizia che invece mi lascia sorpreso è che gli account verranno (come scelta di default) trasferiti armi e bagagli su WordPress.com, il portale di blog del gruppo che sviluppa il CMS Open Source per Blog più diffuso del web, e che utilizzo anche qui per il Bloginex101. Che Microsoft cominci a rendersi conto della validità dei prodotti a codice aperto? 😉

E’ giunto Arael

Scrivo dopo un po' di tempo per varie cause. Fra i vari ritrovi con i miei amici per vedere le immancabili partite della Nazionale di calcio nel difficile cammino del Campionato Europeo, è arrivato il nuovo portatile.
Arael, in onore del 15° angelo proposto in Neon Genesis Evangelion (il primo a lanciare attacchi psichici volti a conoscere e comprendere l'animo umano e l'unico in assoluto ad attaccare e rimanere in orbita satellitare), è il nome del Toshiba Satellite Pro A210-18R che ho comprato da Città Computer, assieme ad un blocco aggiuntivo di RAM di 2GB. Le motivazioni che mi hanno spinto a fare questa scelta: buona compatibilità con Ubuntu (meglio che con Ramiel), fornitura dei supporti di ripristino sia di Windows Vista Business (installato di default) sia di Windows XP Professional, entrambi a 32 bit. Ho provato a mettere su Windows XP, ma un problema alla Wireless (probabilmente dovuto ai driver preinstallati) non permetteva l'accesso alla mia rete wireless criptata, per cui per ora ho lasciato Vista. Poi ho installato Ubuntu: dopo aver capito che i miei supporti di installazione non venivano letti dal portatile (non so perché) sono riuscito ad installare la distribuzione sudafricana grazie ad un CD della 7.10 trovato su Linux Magazine, immediatamente aggiornata alla 8.04. Anche qui ho riscontrato problemi iniziali per configurare la scheda wireless (mentre su Ramiel era integrata nella CPU Intel Centrino, qui è un dispositivo della Atheros), poi dopo aver consultato un po' di guide sul Web sono infine riuscito ad installare i driver giusti da utilizzare on NDISwrapper (magari quei driver vanno bene anche per Windows XP...). Ora posso dire che funziona tutto alla perfezione, e che Arael è un portatile perfettamente sfruttabile anche su Ubuntu, visto che sono supportate perfino alcune fra le più importanti fra le famigerate scorciatoie da tastiera!
Qualche detrattore del sistema operativo di casa Redmond potrebbe storcere il naso di fronte all'acquisto di un portatile con doppia licenza Microsoft, ma alla fine mi è sembrata la soluzione migliore (visto anche il prezzo comunque abbordabile) per i miei utilizzi, anche e soprattutto in vista del futuro: spero infatti che Arael abbia una vita molto più lunga di Ramiel.
In ogni caso un ringraziamento particolare a tutti quelli che hanno risposto al mio appello sulla mailing list dell'ImoLUG, sia a chi ha postato suggerimenti (via commenti) qui sul Bloginex101.

ginex101 Notebook Contest: aperto ufficialmente il Casting

Pubblico anche sul Bloginex101 la mail (leggermente corretta per renderla grammaticalmente più esatta) che ho lasciato nella mailing-list dell'ImoLUG, sperando che anche i miei pochi lettori qui presenti (ben vengano anche altri pareri, ovvio) sappiano darmi qualche dritta.
Devo fare presto per l'ultima condizione (vedi il testo in basso): Windows XP è destinato a sparire dal mercato del software alla fine di questo mese...

Poiché il mio portatile (un Toshiba Satellite M40-281) mi sta facendo vedere i sorci verdi a causa - molto probabilmente - di qualche contatto elettrico nella scheda madre (si spegne quando gli pare per poi riaccendersi quando gli pare a lui, oltre al fatto che ieri ogni tanto mi impazziva la tastiera), e poiché la garanzia è scaduta ad inizio anno, sono incerto se aggiustare quello che ho (ovvero spedirlo in assistenza) oppure comprarne uno nuovo.
In tal caso i vincoli che richiedo sono i seguenti:
  • Compatibilità (il più possibile piena) con GNU/Linux, in particolare con Ubuntu.
  • Compatibilità con alcuni software proprietari che potrebbero servirmi per i miei studi universitari: certamente con MATLAB (ma è quella meno problematica da questo punto di vista), poi CoDeSys (software per programmazione e simulazione PLC) e - forse - Solid Edge (CAD tridimensionale). C'è però da dire che CoDeSys e MATLAB potrei facilmente virtualizzarli con VirtualBox (oltre al fatto che per MATLAB esiste la versione per GNU/Linux), quindi il più problematico rimane Solid Edge, visto che virtualizzare il 3D è ancora impossibile.
  • Se possibile, evitare Windows (S)Vista e mantenermi un'installazione di WinXP

Forse chiedo un notebook impossibile...
Qualche amante del Mac ha già amichevolmente cominciato ad "assalirmi", però vorrei sentire prima il vostro emerito parere. 😉

Forse la soluzione più adatta sarebbe un EeePC con WinXP, ma non so se il piccolo gioiello della ASUS sarebbe adatto per le mie esigenze di studio...
Aggiungo qui che non butterei affatto via l'ipotesi di farci girare qualche videogioco (tipo PES 5 o rFactor) 😉
Invito chiunque voglia darmi una dritta a lasciare un commento necessariamente a questo post e non altrove, identificandosi chiaramente (scegliendo Nome/URL, tanto l'URL è facoltativo). In questo modo potrò riferirmi direttamente alle vostre opinioni nei post futuri, in particolare per ringraziare chi mi darà una dritta azzeccata! 😉

Fault, failure e upgrade

E' un periodo strano per i miei oggetti di uso quotidiano: mentre ieri ho fatto l'upgrade software (ce n'era bisogno, visto che era un po' vecchiotto) al mio Nokia N73 - che adesso si presenta con un lettore musicale molto più bello e performante del precedente - la Fiat Punto 55 S di mia mamma, che spesso utilizzo nel weekend per uscire con i miei amici, mi ha lasciato a piedi (si era accesa la spia che segnala problemi all'iniezione) alle porte di Imola nella notte fra l'1 e il 2 giugno. Chiamato il carro attrezzi e trasportata l'auto fino al meccanico, scopro martedì (lunedì era festa...) che il tutto era dovuto a un fusibile che si era bruciato. Un po' seccato per i soldi spesi per il trasporto dell'auto fin lì (€ 80), ma in ogni caso meglio così.
Quello che è messo peggio è il mio portatile: i problemi elettrici di Ramiel sembrano essersi diffusi (domino effect?), e ora si spegne/accende quando gli pare a lui (altamente seccante, specie mentre stai lavorando per Sistemi Operativi o per Diagnostica e Controllo). Inoltre ieri è andata perfino in tilt la tastiera: spingevi il tasto di Shift e lui vedeva la pressione del tasto funzione, quello spesso presente nei portatili per abilitare alcune funzioni hardware, oltre al fatto che in certi istanti qualche pulsante non funzionava o veniva visto come un altro carattere limitrofe.
Ma la cosa più sfortunata e che in questo periodo il computer mi serve per esercitarmi per l'esame di Sistemi Operativi, e io ho assoluto bisogno di Linux. Va a finire che dovrò chiedere in prestito Ireul a papà e virtualizzare Ubuntu con VirtualBox...

ODF per tutti, senza più scuse

Nei mesi scorsi si è parlato a lungo della "guerra dei formati", una "guerra" che alla fine ha decretato l'esistenza da parte della ISO di due formati standard per i documenti da ufficio: l'Open Document Format (ODF) [ISO/IEC 26300 e standard italiano UNI CEI ISO/IEC 26300] - uno standard completamente aperto creato dal consorzio OASIS - e l'Office Open XML (OOXML) [ISO/IEC DIS 29500] sviluppato da Microsoft. Grazie a tale decisione occorrerebbe che tutti si adattassero, abbandonando i formati di file a cui oramai ci eravamo abituati, per intenderci doc e xls in primis: quelli, infatti, sono "standard" imposti dal mercato ma non sono stati decisi da nessuno, tant'è che è risaputo che tali formati presentano incompatibilità da una versione all'altra, oltre al fatto di non essere propriamente sicuri (leggete gli Aspetti Negativi su Wikipedia).
Microsoft ha fornito già dallo scorso anno un Add-in per Word per la conversione da ODF a OOXML e viceversa, tuttavia non si era dimostrato brillante. Anche la Sun microsystem - già creatori di Java e proprietaria di OpenOffice.org, Solaris, e più recentemente, di VirtualBox - ha fatto altrettanto rilasciando il Sun ODF Plugin for Microsoft Office, un Add-in per Microsoft Office (dal 2000 al 2007) per Microsoft Windows (dal 98 a Vista). La notizia è di Punto Informatico di ieri, e io l'ho appena provato su Ireul, il portatile di mio padre.
Devo dire che si comporta molto bene (direi proprio 1:1) su documenti di testo e sui fogli di calcolo molto semplici creati con OpenOffice.org, non c'è invece una perfetta rappresentazione delle formule scritte (dipendenti dal programma utilizzato, in quanto non penso che queste non siano comprese nello standard): OpenOffice.org Math gestisce le formule, infatti, in maniera molto differente (ma più efficente) di Microsoft Office Equation Editor. In ogni caso vi consiglio caldamente di scaricare il Plugin e di utilizzare i formati standard, anche perché io non invierò mai più per email documenti in formati non standard: se prima potevo capire chi aveva una vecchia versione di Office, ora non ha più scuse.
Qualcuno si chiederà: ma perché non hai provato tutto ciò nei tuoi PC? Per un motivo molto semplice: utilizzo OpenOffice.org sia su Ubuntu sia su Windows, sia su Melchior sia su Ramiel. Ormai non so più cosa sia Microsoft Office, e mi vedete preoccupato? 😉

Contatto

A questo punto è evidente che il problema di Ramiel è un qualche contatto, probabilmente proprio nella motherboard.
Come ho fatto a constatarlo? Semplicissimo: è bastato premere leggermente con un dito nello chassis nella parte adiacente alla tastiera (dove c'è della semplice plastica) e immediatamente sotto il pulsante di accensione e il portatile magicamente (?) si spegne. Non solo, ma presenta tutti gli altri problemi descritti nei post precedenti: Ramiel non si accende più anche se la batteria non è scarica, inoltre collegandolo alla corrente Ramiel non dà comunque segni di vita, a meno che non lo si premi da qualche parte oppure lo si shakeri in po'.
E ora? Per adesso tento di andare avanti così almeno fino alla fine del terzo ciclo della Specialistica, poi vedrò se chiamare l'assistenza e spedirlo oppure pensare di acquistarne uno nuovo (ipotesi che per ora non vorrei prendere in considerazione).